giovedì 3 aprile 2008

Zimbabwe - Il Presidente Mugabe perde il Parlamento

Il partito del presidente Robert Mugabe, lo Zanu-Pf, conquista solo 94 dei 210 seggi e viene perciò superato dai 97 seggi del partito MDC-Tsvangirai, di Morgan Tsvangirai, contendente nella corsa alla presidenza. Per la prima volta, dopo 28 anni dalla dichiarazione d'indipendenza della Rodesia del Sud, la presidenza di Mugabe vacilla. Nonostante entrambi gli schieramenti dichiarino la propria vittoria, fra tre settimane si tornerà a votare per il secondo turno di presidenziali, poichè nessuna fazione è riuscita, in realtà, ad ottenere il 50% + 1 dei voti. Il clima dei prossimi giorni sarà pertanto di grande tensione, nell'attesa di capire se l'ottantaquattrenne Mugabe deciderà di presentarsi al secondo turno elettorale. Nel frattempo, Mozambico e Zambia rafforzano i controlli lungo i confini, temendo lo scoppio di violenze ed il consequenziale esodo di profughi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

L’immagine si ripete più e più volte nei vari servizi televisivi: gente riversa nelle strade con le dita strette intorno alle pagine di un giornale aperto, immersa nella lettura di quelle notizie che già davano per certa la vittoria dell’opposizione al Parlamento di Harare. Ma c’è qualcosa che rende questi giornali diversi rispetto a quelli di molte altre zone del mondo: in basso, accanto al codice a barre, sta scritto: 53 milioni. È così: 53 milioni di dollari è quanto costa un giornale in Zimbawe. Naturalmente parliamo di dollari dello Zimbawe, che convertiti in dollari americani non sarebbero più di 1,8. C’è poco da stupirsi se pensiamo che un volgare sandwich costa 30 milioni.
I venditori di giornali assicurano tra le mani banconote con valore nominale molto alto, ma che nella realtà valgono poco o niente. Siamo di fronte al risultato di una politica suicida, che ha costretto il paese in una spirale discendente, gravato dal peso di un tasso d’inflazione imbattibile del 100 mila per cento l’anno. Ma questa è soltanto una delle tante terribili realtà che sono adesso in gioco nello Zimbawe grazie alle votazioni. Gli elettori, nelle legislative, hanno già mostrato quello che pensano. Il MDC-Tsvangirai ha conquistato 97 dei 210 seggi. Ma nonostante la commissione elettorale abbia già dato come certi i risultati delle legislative - quegli stessi risultati che avevano portato migliaia di cittadini a precipitarsi nella compra dei giornali del giorno - esita ancora nel divulgare qualunque dato sulle presidenziali.
Le pressioni sono molte, soprattutto a livello internazionale, ma sembrano servire comunque a poco.
Intanto, il silenzio di Mugabe, potrebbe significare che il vecchio dittatore stia realmente sulla difensiva, o che sia in preparazione di un contrattacco golpista.
Morgan Tsvangirai del MDC continua a rivendicare per sé la vittoria alle presidenziali. Se i risultati avuti finora fossero confermati non sarebbe necessaria una “seconda volta”, ma resta ancora imprevedibile la reazione di Mugabe e del suo seguito armato. L’esercito e la polizia, infatti, non abbandonano il vecchio Presidente.

Anonimo ha detto...

Noel Kututwa, presidente di Zimbabwe Electoral Support Network, durante un’intervista rilasciata il 4 aprile ’08, sottolinea la necessità e l’urgenza dell’ uscita di scena di Mugabe. Il vecchio presidente sarebbe infatti destinato soltanto ad una maggiore umiliazione. Kututwa interpreta la volontà di ripetere le elezioni tra due settimane come un modo per rinviare la ricerca della soluzione al problema e non esclude che possano verificarsi scontri violenti durante questo periodo.
“Le forze armate sono sempre più protagoniste nelle strade e molto più del solito, soprattutto da domenica scorsa. In questo clima di attesa di informazioni non confermate c’è il timore che possa facilmente insediarsi la violenza”.
Kututwa parla di cambiamento sperato e di volontà di assistere ad una sorta di alternanza al Parlamento.
“Le persone dello Zimbabwe soffrono da molto tempo ed è proprio questa sofferenza a renderle vogliose di cambiamento. Il problema è che il regime non era preparato a tutto ciò. Annunciando molto tardi (a gennaio) che si sarebbero svolte le elezioni, il partito di Mugabe pensava di riuscire a prendere di sorpresa un’opposizione che non avrebbe avuto neanche il tempo di prepararsi, soprattutto essendo essa divisa. Ma ne hanno sottovalutato le capacità. Non sembrava possibile che il MDC di Tsvangirai potesse unirsi e, d’altra parte, non si contava neanche nell’uscita di Simba Magoni (che ha guadagnato circa l’8% dei voti) dal ZANU-FP.
Alla sconfitta del ZANU-FP hanno contribuito anche le pressioni provenienti dall’esterno, sottolineate dalle sanzioni internazionali, nonché quelle della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC) e le negoziazioni in retroscena guidate dal presidente sud-africano Thabo Mbeki. Il ZANU-FP non avrebbe potuto continuare ad agire in quelle condizioni”.
Ma al di là di tutto è importante sottolineare che anche senza la presenza di osservatori dell’ Unione Europea o degli Stati Uniti, le elezioni parlamentari hanno portato alla vittoria dell’opposizione: “una lezione per l’occidente”. Al contempo, “l’occidente ha comunque esercitato un ruolo attraverso le forti pressioni e le sanzioni imposte al regime: è stato proprio questo uno dei motivi che hanno spinto il ZANU-FP a ricercare, attraverso le elezioni stesse, una sorta di riconoscimento che fosse globalmente accettato.
Il ritardo nella divulgazione dei risultati da parte di Mugabe è dovuto alle varie negoziazioni che si stanno svolgendo per cercare di proteggere alcuni generali del regime da eventuali processi che sarebbero iniziati a loro carico per violazione dei diritti umani. Per quanto riguarda il vecchio presidente, invece, Tsvangirai e Simba Magoni hanno già promesso che non verrà sottoposto a giudizio.

GRSAfrica ha detto...

Il 18 aprile, presso lo Stadio Gwanzura di Highfield, avrà luogo la cerimonia per festeggiare il ventottesimo anno d'indipendenza dello Zimbabwe.

Vedere articolo su The Herald

http://www.herald.co.zw/inside.aspx?sectid=33358&cat=1